martedì 12 gennaio 2010

antitesi della logica

penso penso scrivo.
mi guardo intorno, parlo con le persone, ascolto le loro storie.
e mi sembra di percepire una ricerca costante del difficile, di ciò che è malato, una ricerca costante dell'amore in ogni sua forma, accettando condizioni che probabilmente non avremmo nemmeno preso in considerazione se non fossimo stati soli.
perchè la solitudine ci fa paura. una immensa paura. ci porta a chiudere gli occhi, a non vedere, a non voler vedere.
e se non ne abbiamo paura capita poi che ci infiliamo in situazioni morbose, malate. rischiamo di mettere in discussione un'amicizia per un'amore che probabilmente nemmeno ha il diritto di essere chiamato con tale nome. per un invaghimento, per la sensazione di sentirci desiderati o di rischio, paura, eccitazione, proibito.
parlo io che a mia volta me le sono cercata: non vuole essere una critica ma solo una riflessione. o una domanda. perchè?

e scrivo questo perchè non ho il coraggio di scrivere altro. perchè ciò che veramente mi ha toccato in questi ultimi giorni non ho il coraggio di tirarlo fuori. si fa così fatica a "mettere via", come direbbe liga, il male che non vuoi rischiare nemmeno vagamente di ritirarlo fuori.

due parole

sento il suono
della tastiera. sento
il rumore delle macchine. automobili veloci sulla strada bagnata.
guardo il legno
della scrivania
guardo la biro blu che rotola sul libro.
la ventola del computer. la televisione
dei vicini.
mi concentro sulle
sensazioni.
il caldo del piumone, il leggero
pizzicore della sciarpa di
lana. lo smalto rosso speccato sulla punta.
l'odore della cipolla fa le dita.
quante sensazioni. concentrarsi.
per sentirle.
per sentire.
ma sopratutto per
non sentire.
il male. le foto, l'immagine, il dolore pungente
il bruciore della lacrima che sembra
tagliarti il viso.
e il pc. maledetto.
i ricordi ti inondano in un momento solo
e tu non puoi più controllare
nulla.

sono una piccola goccia che scivola sulla parete della doccia.
calda sempre un pò meno, ma sempre più grande.
arriva in fondo e sparisce.
nel silenzio più assordante.

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