mercoledì 26 maggio 2010

Quanta fatica per fare un favore... a me stessa.

quanta fatica per fare un favore... a me stessa.
per chiudere con un passato che mi ha fatto immensamente soffrire, per rimanere fedele ai miei principi. vorrei poter smettere di voler bene a comando, cancellare le persone velocemente proprio come si cancellano le parole dallo schermo tenendo premuto il tasto canc.
smettere di desiderare di ricevere una chiamata. per cosa poi? per sentirmi dire che io valgo e non ha avuto senso perdermi? non lo sentirò mai dire. e anche se fosse, cosa me ne farei? cosa me ne faccio di queste parole? cosa mi servirebbe dirti che mi hai fatto soffrire come un cane, che sono arrivata a toccare il fondo e poi a scavare e che ti sarebbe bastato poco per aiutarmi...???
non ti rivoglio come amante, non ti rivoglio come moroso, rivorrei solo indietro la mia spensieratezza. ma non si può avere. e non devo pensare continuamente a qualcosa che non posso cambiare, che non posso più avere in quel modo. devo trovare nuovi modi e in parte ci sto riuscendo.
ora basta pensarci, basta parlarne.
voglio non pensare più al passato e guardare in faccia al mio futuro. che sembra veramente promettente.
non voglio sbagliarmi più così tanto (a valutare le persone). non voglio più dover pagare così tanto un conto. non me lo merito.
sono acida? sono sfiduciata? sono scorbutica? si, lo sono. e vorrei vedere voi al posto mio, dopo tutto quello che ho passato.
ma forse invece che tentare di cancellare con il tasto canc delle parole già scritte, sarebbe meglio che andassi avanti a scriverne nuove. senza continuamente guardare indietro.
forza e coraggio.

lunedì 17 maggio 2010

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sai cosa c'è? VAFFANCULO.

sabato 15 maggio 2010

Sonnet 146

Poor soul, the centre of my sinful earth,
These rebel powers that thee array;
Why dost thou pine within and suffer dearth,
Painting thy outward walls so costly gay?
Why so large cost, having so short a lease,
Dost thou upon thy fading mansion spend?
Shall worms, inheritors of this excess,
Eat up thy charge? is this thy body's end?
Then soul, live thou upon thy servant's loss,
And let that pine to aggravate thy store;
Buy terms divine in selling hours of dross;
Within be fed, without be rich no more:
So shalt thou feed on Death, that feeds on men,
And Death once dead, there's no more dying then.