mercoledì 6 gennaio 2010

Debolezze


13.03

la mattina scorreva lenta. nel dormiveglia erano passate mille immagini, pensieri.

era ancora sotto al piumone quando sentiva le sue parole. scorrevano nella testa piano, come un film. immagini a rallentatore.

poi aveva aperto gli occhi. la radio, l'odore del caffé. connessione con la realtà.

era sempre in quei momenti che lo immaginava. quando era abbastanza sveglia da elaborare pensieri ma non abbastanza per permettere alla sua coscienza di censurarli.

vedeva i suoi occhi che non la guardavano, raccontava di una ragazza che lo desiderava. ma lui non corrispondeva. sentiva il ghiaccio dentro al suo cuore.

perchè era vicino ora. paradossalmente si era avvicinato perchè era riuscito veramente a prendere le distanze. la distanza emotiva. che permette di amare, avvicinarsi poi allontanarsi. senza sentire il desiderio opprimente e costante di un nuovo contatto, un nuovo riavvicinamento.

Mi tocchi con le tue parole. Mi prendi i fianchi e mi avvicini. Ridi. Vicino alla mia pelle. È lì che sento il tuo respiro. il profumo, forse è il vino, il fumo, si mischiano queste sensazioni. Perché un’odore e una carezza, una flebile nota vocale quando mi sei così vicino sembrano tutt’uno. come il vento caldo d’agosto che soffia sul mare. Increspa l’acqua, e la schiuma bianca contrasta l’azzurro profondo.

Ti stringerei le mani, ti accarezzerei la pelle. Vorrei sentire il profumo dei tuoi capelli. Vorrei essere quella schiuma bianca, impercettibile, che si poggia delicata sul mare salato.

ma le tue onde mi gettano a riva. E non rimane più niente.

capita. il passare delle ore. si mangia, si parla, una doccia bollente.

ma quella sensazione nel cuore non se ne va.

ti opprime. questa angoscia. senso di solitudine, gelosia.

vorrei essere un piccolo granello di polvere trasportato dal vento, sentire la leggerezza del vuoto, l'incapacità del controllo, l'irresponsabilità che ti fa fluttuare nell'aria senza pensieri. e non provi gioia. e non provi dolore. il silenzio è sollievo dell'anima.

Prendo il computer, leggo le mail. È arrivata l’ora. Devo studiare. Prendo il libro in mano e sottolineo.

Leggo ogni parola, conto le lettere della seconda frase. Terzo paragrafo. Tabella 2B.

Fisso il foglio, l’immagine rappresentata diventa sempre più sfuocata…

…desiderare con ogni forza l'amore che ti porta via, che ti sconnette dal mondo perchè ti trascina nel sentimento. sentire la debolezza dell'essere umano.

sapere che la nostra debolezza più grande è la dipendenza. cercare di eliminarla, estirparla come se fosse erbaccia in un giardino fiorito. ma non riuscirci.

ho bisogno dell'amore, del pensiero ossessivo, dell'emozione del contatto, di abbandonarmi senza controllo. e tu sei solo l'oggetto di questi bisogni.

non c'è poesia, non c'è amore.

sei solo la mia debolezza.

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