venerdì 4 dicembre 2009

risveglio


mattina.
la luce bianca entra dalla fessura della tapparella. e colpisce l'angolo del comodino. è azzurro come il mare. come il gelido tocco di chi non voleva sfiorarla.
la testa è pesante, le vene pulsano nelle tempie, sembrano scoppiare. il sangue scorre troppo veloce per non sentire dolore.

apre gli occhi.
la luce punge e ti entra dentro. una fitta alla tempia, di nuovo.

sposta il piede sinistro lentamente. non può uscire dal piumone caldo. fuori è il gelo.

il silenzio.

stai zitta cazzo.
alzati in piedi e muoviti. te la sei cercata, stupida.
la mente produce queste parole, veloci.
e mille altre.

ora è in piedi. sente il freddo della stanza. dev'essere spento il termosifone.

la testa gira, come un tormento. la nausea. l'odore del vino, di quel lambrusco acido. quello che costa poco e ti spacca lo stomaco.

e cammina verso il bagno. a piedi scalzi.
così impari cara mia bella festeggiata.

la mente ancora parla.
e ci provi a farla parlare. per non sentire altre voci, per non sentire il rumoroso affanno di un uomo.
di chi ieri ti ha toccato. di chi ieri ti è entrato nell'anima. veloce. poi è sparito.
sente il gelo sotto alla pianta del piede, il pavimento di marmo.

sembra il gelo del silenzio.
quando il respiro si fa più lento, quando il piacere viscido è finito.
rimane solo il silenzio. e la paura delle parole, ti si bloccano in gola perchè non riceveranno comunque risposta. riceveranno solo attese, lunghe, feroci e sfinenti.

apre la porta della camera. la maniglia è calda. il legno scuro sembra accarezzarle il tatto. un secondo di sollievo.

ma poi il tempo passa. le ore scorrono e la mattina sembra sfuggire. anche se certi momenti bloccano il tempo. compaiono delle immagini nella testa. dolorante. e per qualche secondo ti fanno sentire peggio di come già stai. accende il pc, controla la posta. privalia, il fotografo, un'altra pubblicità. one date, qualcuno mi sta cercando. ma chi se ne frega?
andate a fanculo tutti.
è difficile essere forti. fregarsene delle cose che ti succedono. non pensare che vorresti scomparire.

google crome. facebook.
chi c'è online? chat (0)
solo io sono così idiota da svegliarmi alle otto. solo io.

vedi che non ti sto pensando? hai visto? sto guardando facebook.
no cazzo non sto pensando al male.
al dolore che fa cercare di cambiare ciò che si è. veder che tutto fa cagare e ridere.
si sono brava a ridere io.
pensare che siamo tutti così egoisti. tutti pronti a prendere, a pretendere dagli altri. ma mai disposti a dare qualcosa indietro.
a dare amore.

nuovo post. "meglio pazzi da legare che noiosamente normali"
ancora idiozie. ancora soggetti sociopatici che non riescono a comunicare se non tramite facebook.
e allora che cazzo ci faccio io connessa a quest'ora?
io sono normale, forse.

ancora tu. le tue mani che scivolano veloci. sono ruvide, è ruvido il polpastrello che disegna un cerchio sul seno. calde come le labbra sul collo.
ti odio. mi odio.
ti scaccio SUBITO dalla mente.

scivolano ancora in basso. ora sono più veloci e più decise. e comincio a sentire ancora quella sensazione. inizia lenta e sai che crescerà. e lo fa. senza ritegno. non ti chiede permesso.
acuto veloce e intenso. ti stringo. le unghie sulla schiena. ti farei male. spero che tu senta il dolore che poi mi provocherai.

basta.
cazzo stai zitta.

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